Chi Era Ippolito Pizzetti, Maestro del Giardinaggio Italiano
Pizzetti, detto Piz, ha letteralmente creato la cultura del giardino in Italia e i suoi libri sono ancora una guida per tutti
Lidia Zitara
19 gennaio 2017
Giornalista
Scomparso nel 2007, Ippolito Pizzetti rimane una inesauribile fonte di insegnamenti alla quale ogni giardiniere si è abbeverato. Arguto, dotato di un grande senso di osservazione e di capacità di analisi critica, polemico nei confronti di modelli imposti dal consumismo, con i suoi numerosi scritti ha costruito una coscienza del giardinaggio in Italia, che fino allora considerava il giardino un fatto elitario e alto-borghese. È il maestro da cui ognuno di noi ha imparato a pensare con la propria testa e a costruirsi un proprio ideale di giardino. Certo, lui aveva un talento non comune, ma tutti possiamo imparare qualcosa dalla sua grande lezione.
“Non è obbligatorio innamorarsi di Pizzetti”, ricordo che mi fu detto da un’amica. Forse è vero, ma un giardiniere italiano, a mio avviso, non può non conoscerlo.
Iniziate con Pollice Verde e poi seguite la direzione che più vi interessa. Purtroppo i bellissimi volumi della collana “L’Ornitorinco” sono fuori produzione e difficili da trovare. Su eBay se ne trovano alcuni a prezzi ragionevoli, ma i più preziosi sono molto costosi.
Iniziate con Pollice Verde e poi seguite la direzione che più vi interessa. Purtroppo i bellissimi volumi della collana “L’Ornitorinco” sono fuori produzione e difficili da trovare. Su eBay se ne trovano alcuni a prezzi ragionevoli, ma i più preziosi sono molto costosi.
Poliedricità
La formazione di Pizzetti, detto “Piz” dai suoi fan, era tutt’altro che inerente al giardino. Era studioso di arte, musica, lingue, traduttore, amava molto gli animali e il teatro. È stato un importante giornalista e direttore della collana “L’Ornitorinco” della Rizzoli. A riprova che il giardino non si risolve unicamente nella conoscenza delle piante, che è solo il punto da cui partire per dare corpo alle molte voci che che ci abitano.
Lui stesso sosteneva che i migliori giardinieri sono quelli che provengono da percorsi di studio diversi da quelli specialistici.
La formazione di Pizzetti, detto “Piz” dai suoi fan, era tutt’altro che inerente al giardino. Era studioso di arte, musica, lingue, traduttore, amava molto gli animali e il teatro. È stato un importante giornalista e direttore della collana “L’Ornitorinco” della Rizzoli. A riprova che il giardino non si risolve unicamente nella conoscenza delle piante, che è solo il punto da cui partire per dare corpo alle molte voci che che ci abitano.
Lui stesso sosteneva che i migliori giardinieri sono quelli che provengono da percorsi di studio diversi da quelli specialistici.
Studio
Non fermarsi mai alla prima difficoltà, continuare a studiare, sempre. L’interesse per il giardino si manifesta in modi strani e a volte arriva “di traverso”. Senza privarsi della voglia di fare e di sbagliare, studiare è fondamentale. Dapprima semplici manuali, via via si approfondirà, fino a che sentirete voi stessi il desiderio di scrivere qualcosa.
Non fermarsi mai alla prima difficoltà, continuare a studiare, sempre. L’interesse per il giardino si manifesta in modi strani e a volte arriva “di traverso”. Senza privarsi della voglia di fare e di sbagliare, studiare è fondamentale. Dapprima semplici manuali, via via si approfondirà, fino a che sentirete voi stessi il desiderio di scrivere qualcosa.
Osservazione
Pizzetti abitava a Roma, aveva un terrazzo in cui coltivava un gran numero di piante, testandone resistenza al freddo e al caldo estivo, disponibilità alla coltivazione in contenitore, propensione alle malattie.
Nel libro Robinson in città rivela il suo spirito di osservatore, di acuto indagatore dell’animo umano attraverso espressioni personali come i giardini. Fatelo anche voi: osservate i giardini degli altri, specie in città. Soffermatevi su dettagli apparentemente insignificanti, osservate non solo i giardini, ma il verde pubblico, le aiuole comunali, quelle dei negozi. Il giardino è anche un mezzo per conoscere e capire i luoghi in cui viviamo e le altre persone. Questo affinerà il vostro senso critico e vi renderà giardinieri migliori.
Pizzetti abitava a Roma, aveva un terrazzo in cui coltivava un gran numero di piante, testandone resistenza al freddo e al caldo estivo, disponibilità alla coltivazione in contenitore, propensione alle malattie.
Nel libro Robinson in città rivela il suo spirito di osservatore, di acuto indagatore dell’animo umano attraverso espressioni personali come i giardini. Fatelo anche voi: osservate i giardini degli altri, specie in città. Soffermatevi su dettagli apparentemente insignificanti, osservate non solo i giardini, ma il verde pubblico, le aiuole comunali, quelle dei negozi. Il giardino è anche un mezzo per conoscere e capire i luoghi in cui viviamo e le altre persone. Questo affinerà il vostro senso critico e vi renderà giardinieri migliori.
Pratica ed esperienza
L’Enciclopedia dei fiori e del giardino di Ippolito Pizzetti pubblicata da Garzanti è una vera miniera di informazioni tecniche e pratiche. Nonostante le limitazioni correlate a un volumetto enciclopedico la quantità di informazioni è stupefacente. In particolare le indicazioni sulla semina sono oggi preziosissime, poiché oggi molte piante vengono acquistate già in vaso. La semina garantisce maggiore produttività, minore spesa e la possibilità di trovare specie e cultivar particolari e inusuali.
In Pollice verde, il suo libro più amato e di certo quello più noto, sono raccontate le esperienze con le piante coltivate sul suo terrazzo e quelle usate nei giardini realizzati su commissione. Uno dei suoi insegnamenti, già messo a fuoco da Gertrude Jekyll, era l’impossibilità di generalizzare. Come ogni vero giardiniere, Pizzetti ha scritto in prima persona, perché raccontava le proprie esperienze e non una serie di consigli derivati da conoscenze superficiali o di seconda mano.
L’Enciclopedia dei fiori e del giardino di Ippolito Pizzetti pubblicata da Garzanti è una vera miniera di informazioni tecniche e pratiche. Nonostante le limitazioni correlate a un volumetto enciclopedico la quantità di informazioni è stupefacente. In particolare le indicazioni sulla semina sono oggi preziosissime, poiché oggi molte piante vengono acquistate già in vaso. La semina garantisce maggiore produttività, minore spesa e la possibilità di trovare specie e cultivar particolari e inusuali.
In Pollice verde, il suo libro più amato e di certo quello più noto, sono raccontate le esperienze con le piante coltivate sul suo terrazzo e quelle usate nei giardini realizzati su commissione. Uno dei suoi insegnamenti, già messo a fuoco da Gertrude Jekyll, era l’impossibilità di generalizzare. Come ogni vero giardiniere, Pizzetti ha scritto in prima persona, perché raccontava le proprie esperienze e non una serie di consigli derivati da conoscenze superficiali o di seconda mano.
Capacità critica
La “Garzantina dei fiori” non piace a tutti, non a chi cerca esclusivamente dati tecnici. Nella serie delle piccole enciclopedie Garzanti, forse è l’unica a distinguersi per l’impronta assolutamente unica e personale dell’autore (a dimostrazione di quanto il giardino sia sfuggente e a cavallo tra la tecnica, la filosofia, la narrazione). Bordate micidiali arrivavano da una penna graffiante che ha descritto malcostumi e cadute di stile senza concedere l’attenuante della mancata conoscenza. Memorabile la voce sui gerani, ma anche quella sulla Yucca.
Contiene anche cenni storici godibilissimi, come le motivazioni, spesso dettate da interessi personali, che hanno originato alcuni nomi botanici. Per piante importanti e diffuse (come rose, garofani, violette), viene riportata anche un po’ di storia sociale, di altre anche gli usi cosmetici ed erboristici.
In appendice si trovano ampie indicazioni sulla semina e il trapianto.
La “Garzantina dei fiori” non piace a tutti, non a chi cerca esclusivamente dati tecnici. Nella serie delle piccole enciclopedie Garzanti, forse è l’unica a distinguersi per l’impronta assolutamente unica e personale dell’autore (a dimostrazione di quanto il giardino sia sfuggente e a cavallo tra la tecnica, la filosofia, la narrazione). Bordate micidiali arrivavano da una penna graffiante che ha descritto malcostumi e cadute di stile senza concedere l’attenuante della mancata conoscenza. Memorabile la voce sui gerani, ma anche quella sulla Yucca.
Contiene anche cenni storici godibilissimi, come le motivazioni, spesso dettate da interessi personali, che hanno originato alcuni nomi botanici. Per piante importanti e diffuse (come rose, garofani, violette), viene riportata anche un po’ di storia sociale, di altre anche gli usi cosmetici ed erboristici.
In appendice si trovano ampie indicazioni sulla semina e il trapianto.
Coraggio
Amico della famiglia di Italo Calvino (il padre Mario era agronomo e la madre, Eva Mameli, naturalista), Ippolito Pizzetti era anche molto amico di Libereso Guglielmi, recentemente scomparso. Fu certamente incoraggiato alla ricerca di un proprio modo espressivo dal padre Ildebrando, critico musicale. Per Pizzetti fu forse più facile che per altri compiere l’ultimo passo, quello del coraggio, della fede in sé, nella propria opera. Il passo che conduce all’arte. Pizzetti lo compì nel giardino e nella letteratura, il che non è insolito nella storia del giardino, basti pensare a Vita Sackville-West, a Gertrude Jekyll, o a Margery Fish.
Molti giardini mancano di coraggio: si fermano a una buona conoscenza e cura delle piante senza la ricerca di un oltre. Ma se è vero che non c’è nessun obbligo a diventare artisti, non è neanche obbligatorio celebrare i propri risultati come unici. Come disse il professore dell’Attimo fuggente: “Osate cambiare, cercate nuove strade!”.
Amico della famiglia di Italo Calvino (il padre Mario era agronomo e la madre, Eva Mameli, naturalista), Ippolito Pizzetti era anche molto amico di Libereso Guglielmi, recentemente scomparso. Fu certamente incoraggiato alla ricerca di un proprio modo espressivo dal padre Ildebrando, critico musicale. Per Pizzetti fu forse più facile che per altri compiere l’ultimo passo, quello del coraggio, della fede in sé, nella propria opera. Il passo che conduce all’arte. Pizzetti lo compì nel giardino e nella letteratura, il che non è insolito nella storia del giardino, basti pensare a Vita Sackville-West, a Gertrude Jekyll, o a Margery Fish.
Molti giardini mancano di coraggio: si fermano a una buona conoscenza e cura delle piante senza la ricerca di un oltre. Ma se è vero che non c’è nessun obbligo a diventare artisti, non è neanche obbligatorio celebrare i propri risultati come unici. Come disse il professore dell’Attimo fuggente: “Osate cambiare, cercate nuove strade!”.
Ricerca della bellezza
Già alla maturità Pizzetti aveva una spiccata preferenza per gli alberi. Nel tempo i suoi alberi preferiti divennero le querce, forse per la loro indiscussa bellezza, forse per avere una storia sociale così ricca.
Più tardi ancora, già senescente, apprezzava i luoghi dove potessero abitare le fate. Perché, naturalmente, le fate esistono e solo chi non ha occhi non le vede!
Per Pizzetti il giardino era un teatro in cui piante, fiori, animali grandi e piccoli, fate e tutta la magia della nostra immaginazione, si scambiassero di volta in volta il ruolo di protagonista in una sorta di “opera naturale”.
Certamente se qualcuno può aver – con i suoi scritti – definito il giardino come una forma d’arte, quello è stato Ippolito Pizzetti.
Già alla maturità Pizzetti aveva una spiccata preferenza per gli alberi. Nel tempo i suoi alberi preferiti divennero le querce, forse per la loro indiscussa bellezza, forse per avere una storia sociale così ricca.
Più tardi ancora, già senescente, apprezzava i luoghi dove potessero abitare le fate. Perché, naturalmente, le fate esistono e solo chi non ha occhi non le vede!
Per Pizzetti il giardino era un teatro in cui piante, fiori, animali grandi e piccoli, fate e tutta la magia della nostra immaginazione, si scambiassero di volta in volta il ruolo di protagonista in una sorta di “opera naturale”.
Certamente se qualcuno può aver – con i suoi scritti – definito il giardino come una forma d’arte, quello è stato Ippolito Pizzetti.
Raccontaci: conoscevi Ippolito Pizzetti, hai mai letto qualcuno dei suoi scritti? Questo personaggio così sfaccettato e polimorfo ti affascina? Se hai domande o commenti lo spazio qui sotto è a tua disposizione!
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Sono incuriosita al punto da andare a cercare i suoi libri, anche perché ho acquistato da poco circa un ettaro di terreno che dovrà diventare un giardino e tutto serve!
Un po' mi ricorda la Gabriella Buccioli dei Giardini del Casoncello, sulle colline bolognesi, che è diventata la mia guida spirituale e non :)
Grazie dell'articolo, molto bello e coinvolgente.
Ho conosciuto Ippolito Pizzetti negli anni '80 leggendo i suoi articoli su "L'Espresso", Lì ho familiarizzato col suo balcone e le sue piante e mi sono servita di questi per avere tutte le informazioni sul giardinaggio così come me lo aveva ormai fatto comprendere. Non conoscevo la maggior parte delle piante delle quali parlava...la sarcococca, il cistus battandierii, ecc. ma mi sono ritrovata a cercare il negozio di via dell'Orso, a Milano che era allora dello stilista Naj Oleari, da lì sono uscita coi semi di Thompson e Morgan e due rosai: la Filipes Kifsgate e la banksiae Lutea. Il giardinaggio di Ippolito Pizzetti ora era anche il mio. Ho poi avuto un giardino con molte delle piante da lui citate ed acquistate da Guido Piacenza, un suo caro amico che aveva un vivaio nel Biellese. Ho quasi tutti i suoi libri, ho letto quasi tutti i suoi articoli, l'avevo perso per un attimo ed allora gli ho telefonato per chiedergli dove potessi ancora leggerlo. E' stato molto gentile e carino, ha fatto pubblicare un servizio su Gardenia che rispondeva ai suoi lettori che si sentivano "orfani" e mi ha mandato una copia di "Pollice verde" con dedica. Gli volevo bene come a qualcuno che senti vicino e quando è morto ho scritto una lettera a Golem, una rivista online sulla quale pubblicava per poterlo salutare. Ho avuto occasione di parlare con Paolo Pejrone e mi ha detto che lui gli era stato vicino nei suoi ultimi momenti anzi credo che abitasse addirittura a casa sua. Con la sua morte si è chiuso un periodo della mia vita che era gioioso e sperimentale, ora provo a ricordarlo piantando in un altro giardino le "sue" piante...le rose che ho imparato ad amare, le piante profumate e gli acanti che vanno tagliati quando diventano brutti
Grazie. Ottimo articolo. Compreró qualche lubrolibro di Pizzetti.