Il Modernariato Non È per Nostalgici. Guida per Arredare in Stile
Tra arredi celebri e pezzi anonimi, i mobili anni 40 - 70 sono lo strumento privilegiato per rendere unici un angolo o una stanza
Giulia Zappa
17 luglio 2016
Il modernariato è l’ultima grande passione del mondo dell’architettura di interni: in un’epoca che guarda alla contaminazione molto più che al total look, inserire un pezzo del passato recente è un modo per conferire alla nostra casa un sapore indelebile. All’interno del suo mondo ampio e variegato, che include annate e stili diversissimi, il modernariato ci permette di scegliere tra pezzi anonimi e spesso economici fino alle grandi icone della storia del design. Aprendo la strada ad inserimenti mirati e personalizzazioni fuori dal comune.
Un mondo dai grandi confini
Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di modernariato? In genere, con questa parola indichiamo i mobili, i complementi di arredo e le lampade prodotti a cavallo tra gli anni 40 e gli anni 70. Spesso abbandonati e riscoperti dal circuito sempre più nutrito dei negozi specializzati, i mobili di modernariato lasciano trapelare i segni del tempo e l’uso dei proprietari che ci hanno preceduto. Mettendo in evidenza e tramandando, molto più dei prodotti nuovi, la propria storia come elemento di fascino.
Ma a cosa ci riferiamo quando parliamo di modernariato? In genere, con questa parola indichiamo i mobili, i complementi di arredo e le lampade prodotti a cavallo tra gli anni 40 e gli anni 70. Spesso abbandonati e riscoperti dal circuito sempre più nutrito dei negozi specializzati, i mobili di modernariato lasciano trapelare i segni del tempo e l’uso dei proprietari che ci hanno preceduto. Mettendo in evidenza e tramandando, molto più dei prodotti nuovi, la propria storia come elemento di fascino.
I favolosi anni 50
Gli anni Cinquanta sono probabilmente la decade che più si è imposta negli ultimi anni agli occhi dei professionisti e del pubblico. La predilezione per il legno, le linee spezzate e i piccoli ornamenti mettono insieme semplicità e un pizzico di decorazione, regalandoci un tocco caldo e accogliente.
Gli anni Cinquanta sono probabilmente la decade che più si è imposta negli ultimi anni agli occhi dei professionisti e del pubblico. La predilezione per il legno, le linee spezzate e i piccoli ornamenti mettono insieme semplicità e un pizzico di decorazione, regalandoci un tocco caldo e accogliente.
Le sedie
Tra le tipologie di arredo che maggiormente coinvolgono il modernariato, sicuramente le sedie hanno un posto d’onore. Di piccole dimensioni e versatili, si possono inserire con grande facilità in pressoché ogni tipologia di appartamento. In alcuni casi, è difficile risalire al designer o all’azienda che le ha originariamente messe in produzione, mentre in altri si tratta di arredi talmente iconici e famosi da risultare dei veri e propri pezzi da antologia. È il caso delle sedie Standard SP progettate da Jean Prouvé che vediamo nella foto. Sebbene siano tutt’oggi in produzione per Vitra, mettere mano su un originale significa sicuramente accaparrarci un piccolo valore… e, allo stesso tempo, sborsare qualcosa di più rispetto a quelle prodotte oggi.
Tra le tipologie di arredo che maggiormente coinvolgono il modernariato, sicuramente le sedie hanno un posto d’onore. Di piccole dimensioni e versatili, si possono inserire con grande facilità in pressoché ogni tipologia di appartamento. In alcuni casi, è difficile risalire al designer o all’azienda che le ha originariamente messe in produzione, mentre in altri si tratta di arredi talmente iconici e famosi da risultare dei veri e propri pezzi da antologia. È il caso delle sedie Standard SP progettate da Jean Prouvé che vediamo nella foto. Sebbene siano tutt’oggi in produzione per Vitra, mettere mano su un originale significa sicuramente accaparrarci un piccolo valore… e, allo stesso tempo, sborsare qualcosa di più rispetto a quelle prodotte oggi.
Il bello del modernariato, poi, è che ci guida alla scoperta di piccole variazioni sul tema in grado di ricordarci quanto la nostra produzione di arredi sia stata – e in prospettiva sia tutt’ora – molto più ricca di quanto siamo abituati a pensare. Prendiamo ad esempio la sedia che vediamo in questo scatto: molti potranno riconoscere nella forma arrotondata della sua scocca la celebre Tulip Chair di Eero Saarinen, ma ad uno sguardo più accorto potremo notare che le gambe sono diverse. Si tratta infatti della versione prodotta dall’azienda americana Burke, che ha avuto anch’essa un ruolo importante nella storia del costume, visto che era stata scelta per arredare il set del telefilm Star Trek!
Icone del Design: la Sedia Tulip
Icone del Design: la Sedia Tulip
L’icona pop
Necessariamente anni 50? Necessariamente scandinavo? Assolutamente no. La passione per il modernariato arriva oramai ad abbracciare anche gli anni 70 e 80, come testimoniano le numerose riedizioni che negli ultimo periodo hanno fatto la loro ricomparsa nel catalogo di molte storiche aziende del Made in Italy e non solo. Un caso emblematico è quello di Gufram: il marchio simbolo della stagione del design radicale italiano rivive non soltanto nei pezzi di un tempo – nella foto l’appendiabiti Cactus, progettato dal duo Drocco / Mello nel 1972 – ma anche nelle sue rivisitazioni contemporanee, come la versione psichedelica recentemente sviluppata in collaborazione con il marchio britannico Paul Smith.
Necessariamente anni 50? Necessariamente scandinavo? Assolutamente no. La passione per il modernariato arriva oramai ad abbracciare anche gli anni 70 e 80, come testimoniano le numerose riedizioni che negli ultimo periodo hanno fatto la loro ricomparsa nel catalogo di molte storiche aziende del Made in Italy e non solo. Un caso emblematico è quello di Gufram: il marchio simbolo della stagione del design radicale italiano rivive non soltanto nei pezzi di un tempo – nella foto l’appendiabiti Cactus, progettato dal duo Drocco / Mello nel 1972 – ma anche nelle sue rivisitazioni contemporanee, come la versione psichedelica recentemente sviluppata in collaborazione con il marchio britannico Paul Smith.
Il modernariato dai luoghi pubblici
Ci sono casi, poi, in cui il modernariato anonimo non è quello di piccole produzioni di cui oramai abbiamo perso la memoria, ma fa capo alla grande famiglia degli arredi che fino a quaranta o cinquanta anni fa caratterizzavano gli spazi pubblici delle nostre scuole o dei nostri uffici. Potrebbe essere il caso, ad esempio, di questo appartamento francese, dove tutti i mobili – la scrivania e sedia abbinata, la lampada da tavolo, nonché la cassettiera in ferro – condividono lo stesso sapore d’epoca e la stessa tensione per l’anonimato. L’atmosfera rarefatta, che non eccede nel numero di arredi, è una garanzia di sicura valorizzazione dei pezzi che siamo riusciti ad accaparrarci.
Ci sono casi, poi, in cui il modernariato anonimo non è quello di piccole produzioni di cui oramai abbiamo perso la memoria, ma fa capo alla grande famiglia degli arredi che fino a quaranta o cinquanta anni fa caratterizzavano gli spazi pubblici delle nostre scuole o dei nostri uffici. Potrebbe essere il caso, ad esempio, di questo appartamento francese, dove tutti i mobili – la scrivania e sedia abbinata, la lampada da tavolo, nonché la cassettiera in ferro – condividono lo stesso sapore d’epoca e la stessa tensione per l’anonimato. L’atmosfera rarefatta, che non eccede nel numero di arredi, è una garanzia di sicura valorizzazione dei pezzi che siamo riusciti ad accaparrarci.
La riscoperta dei pezzi poveri…
Un tempo, lo avremmo bollato come pezzo povero e scarsamente attraente. Oggi, invece, siamo in grado di ricontestualizzarlo in ambienti molto diversi, giocando con contrasti azzardati per un risultato sofisticato e al tempo stesso di grande freschezza. Stiamo parlando del tavolo in formica, un tempo nascosto delle cucine degli italiani, oggi ricollocato con un nuovo protagonismo in tanti bar e locali pubblici, come anche al centro di questo salotto dal gusto vintage.
Un tempo, lo avremmo bollato come pezzo povero e scarsamente attraente. Oggi, invece, siamo in grado di ricontestualizzarlo in ambienti molto diversi, giocando con contrasti azzardati per un risultato sofisticato e al tempo stesso di grande freschezza. Stiamo parlando del tavolo in formica, un tempo nascosto delle cucine degli italiani, oggi ricollocato con un nuovo protagonismo in tanti bar e locali pubblici, come anche al centro di questo salotto dal gusto vintage.
…e la celebrazione delle grandi icone
Oltre ai pezzi anonimi, non mancano i grandi classici del design del secondo Novecento che si impongono per imponenza e forma iconica. Tra i pezzi più celebri, troviamo anche la poltrona Egg di Arne Jacobsen che vediamo nella foto, fronteggiata in questo caso da una Panton Chair – anch’essa emblema tra i mobili di modernariato – con sopra un bel lampadario in vetro anni 60.
Oltre ai pezzi anonimi, non mancano i grandi classici del design del secondo Novecento che si impongono per imponenza e forma iconica. Tra i pezzi più celebri, troviamo anche la poltrona Egg di Arne Jacobsen che vediamo nella foto, fronteggiata in questo caso da una Panton Chair – anch’essa emblema tra i mobili di modernariato – con sopra un bel lampadario in vetro anni 60.
Colore
Sia che si tratti di una poltrona, un tappeto o una lampada, spesso associamo il modernariato ad una presenza gioiosa e colorata, che si confonde in un mix & match dalla vocazione allegra e spontanea.
Alla Scoperta dello Stile Moderno di Metà Novecento
Sia che si tratti di una poltrona, un tappeto o una lampada, spesso associamo il modernariato ad una presenza gioiosa e colorata, che si confonde in un mix & match dalla vocazione allegra e spontanea.
Alla Scoperta dello Stile Moderno di Metà Novecento
In una white box
Lo stile bohémien non ci convince o non fa per noi? In questo caso, come possiamo esaltare i nostri pezzi di modernariato? Proviamo con l’effetto white box. Se una casa è una scatola bianca, infatti, ogni pezzo, soprattutto se coloratissimo, si staglierà dallo sfondo mettendo in risalto tutta la sua personalità.
Lo stile bohémien non ci convince o non fa per noi? In questo caso, come possiamo esaltare i nostri pezzi di modernariato? Proviamo con l’effetto white box. Se una casa è una scatola bianca, infatti, ogni pezzo, soprattutto se coloratissimo, si staglierà dallo sfondo mettendo in risalto tutta la sua personalità.
Un tratto severo
Non sempre, però, il modernariato è sinonimo di vitalità e colore. Nelle sue espressioni più sobrie, e se vogliamo più maschili, ci riporta ad un contrasto desaturato tra i chiari e gli scuri, tra forme squadrate e geometrie, svelando una capacità insospettabile di assumere un tratto netto e severo.
Non sempre, però, il modernariato è sinonimo di vitalità e colore. Nelle sue espressioni più sobrie, e se vogliamo più maschili, ci riporta ad un contrasto desaturato tra i chiari e gli scuri, tra forme squadrate e geometrie, svelando una capacità insospettabile di assumere un tratto netto e severo.
Con eleganza
Infine, non mancano le possibilità di interpretare la presenza di uno o più arredi di modernariato con un’eleganza raffinata. Succede, ad esempio, quando siamo in grado di creare un contesto neutro e uniforme, dove nessun pezzo è troppo vistoso o fa la parte del leone. Con l’unica eccezione, guardando alla foto qui in alto, per la splendida poltrona-chaise longue che vediamo sulla destra. O non vorreste forse mettere le mani anche voi, e magari renderla protagonista del vostro salotto, sulla P40 progettata da Osvaldo Borsani per Tecno nel 1955?
Raccontaci: sei un appassionato di modernariato? Come hai integrato arredi moderni nella tua casa?
Infine, non mancano le possibilità di interpretare la presenza di uno o più arredi di modernariato con un’eleganza raffinata. Succede, ad esempio, quando siamo in grado di creare un contesto neutro e uniforme, dove nessun pezzo è troppo vistoso o fa la parte del leone. Con l’unica eccezione, guardando alla foto qui in alto, per la splendida poltrona-chaise longue che vediamo sulla destra. O non vorreste forse mettere le mani anche voi, e magari renderla protagonista del vostro salotto, sulla P40 progettata da Osvaldo Borsani per Tecno nel 1955?
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