Architettura e design
Grandi Designer: Vico Magistretti e i Progetti al Telefono
Con le sue intuizioni ha dato vita a oggetti così semplici da sembrare anonimi: perché dietro alle cose più “normali” c’è sempre del genio
Vi è mai capitato di osservare un oggetto e pensare: «com’è semplice, potrei averlo fatto io»? Ebbene: questo era proprio il genere di riflessione che Vico Magistretti (1920-2006) desiderava stimolare in chi sceglieva i pezzi disegnati da lui. Cultore della semplicità e del concept design, quello «che è talmente chiaro che puoi anche non disegnarlo», era talmente in sintonia con gli imprenditori con cui collaborava che raccontava spesso di aver trasmesso alcuni dei suoi progetti al telefono. E in effetti ha contrassegnato la seconda metà del ‘900 con lampade, sedie, tavoli, poltrone, cucine, diventati protagonisti degli scenari degli interni contemporanei.
La materia plastica
La Gaudi disegnata per Artemide nel 1970 fa parte della collezione permanente del MoMa ed è uno dei frutti della sperimentazione sulle materie plastiche di quegli anni. «Fai una sedia che ha un’immagine diversa da tutte le sedie precedenti perché hai seguito non delle regole, ma i suggerimenti della nuova tecnica, della nuova materia. Tu devi solo stare lì ad ascoltare. L’economia, la realtà delle cose, la necessità, ti insegnano la strada».
La Gaudi disegnata per Artemide nel 1970 fa parte della collezione permanente del MoMa ed è uno dei frutti della sperimentazione sulle materie plastiche di quegli anni. «Fai una sedia che ha un’immagine diversa da tutte le sedie precedenti perché hai seguito non delle regole, ma i suggerimenti della nuova tecnica, della nuova materia. Tu devi solo stare lì ad ascoltare. L’economia, la realtà delle cose, la necessità, ti insegnano la strada».
La rivisitazione dei classici
Con Maui (Kartell, 1966), Magistretti si confronta con la tipologia della sedia in multistrato curvato di Arne Jacobsen, sostituendolo con il polipropilene e indagando le potenzialità tecniche della plastica. La doppia curva di piegatura è infatti il risultato di un lungo processo di definizione in fase di produzione.
Con Maui (Kartell, 1966), Magistretti si confronta con la tipologia della sedia in multistrato curvato di Arne Jacobsen, sostituendolo con il polipropilene e indagando le potenzialità tecniche della plastica. La doppia curva di piegatura è infatti il risultato di un lungo processo di definizione in fase di produzione.
La sfida dei trasformabili
Magistretti era attratto dalla tipologia del mobile pieghevole, per le sue potenzialità in termini di aumento di funzionalità. Con la poltrona Veranda per Cassina (1983), che arriva a trasformarsi in chaise longue, affrontò una di queste sfide progettuali. Non solo il poggiatesta è ripiegabile, ma lo schienale è a inclinazione regolabile in tre posizioni grazie al dispositivo a molla con apposita leva di comando. E il poggiapiedi arriva a piegarsi fino a rientrare sotto il sedile stesso.
Magistretti era attratto dalla tipologia del mobile pieghevole, per le sue potenzialità in termini di aumento di funzionalità. Con la poltrona Veranda per Cassina (1983), che arriva a trasformarsi in chaise longue, affrontò una di queste sfide progettuali. Non solo il poggiatesta è ripiegabile, ma lo schienale è a inclinazione regolabile in tre posizioni grazie al dispositivo a molla con apposita leva di comando. E il poggiapiedi arriva a piegarsi fino a rientrare sotto il sedile stesso.
L’innovazione del comfort
Certi progetti devono la loro completezza a eventi casuali: pare che il divano Maralunga per Cassina (del 1973 e best seller ancora oggi) prese forma in seguito a un pugno di Cesare Cassina dato a un prototipo presentato da Magistretti, perché non rispondeva alla sua richiesta di comodità. Fu la rottura dello schienale a dare all’architetto l’idea destinata a innovare la tipologia tradizionale di imbottito. Non per nulla ricevette il Compasso d’Oro nel 1979, e conta numerose imitazioni.
La curiosità: nella versione originale lo schienale si piegava grazie a un pezzo di catena di bicicletta inserito all’interno.
Certi progetti devono la loro completezza a eventi casuali: pare che il divano Maralunga per Cassina (del 1973 e best seller ancora oggi) prese forma in seguito a un pugno di Cesare Cassina dato a un prototipo presentato da Magistretti, perché non rispondeva alla sua richiesta di comodità. Fu la rottura dello schienale a dare all’architetto l’idea destinata a innovare la tipologia tradizionale di imbottito. Non per nulla ricevette il Compasso d’Oro nel 1979, e conta numerose imitazioni.
La curiosità: nella versione originale lo schienale si piegava grazie a un pezzo di catena di bicicletta inserito all’interno.
Less is more
Magistretti ridisegnò la funzionalità di molti oggetti d’arredo. Nuvola Rossa (Cassina, 1977) reinterpreta gli elementi costitutivi della tipologia a fiancate e ripiani. Facile da smontare e spostare, si può anche chiudere e ripiegare; i quattro ripiani centrali sono asportabili. Spiegò Magistretti: «Le diagonali di controventatura sono sempre indispensabili per tenere insieme i fianchi delle solite librerie; eliminiamo allora i fianchi e facciamo funzionare le diagonali anche da struttura portante per i ripiani».
Magistretti ridisegnò la funzionalità di molti oggetti d’arredo. Nuvola Rossa (Cassina, 1977) reinterpreta gli elementi costitutivi della tipologia a fiancate e ripiani. Facile da smontare e spostare, si può anche chiudere e ripiegare; i quattro ripiani centrali sono asportabili. Spiegò Magistretti: «Le diagonali di controventatura sono sempre indispensabili per tenere insieme i fianchi delle solite librerie; eliminiamo allora i fianchi e facciamo funzionare le diagonali anche da struttura portante per i ripiani».
Le intuizioni geniali
L’idea della lampadina Eclisse di Artemide (1966) venne a Magistretti osservando le lanterne dei minatori o, come egli stesso raccontò, quella che «si vede in certi film, come I miserabili, con dentro una candela e con uno sportello che si apre e si chiude». La forza dell’intuizione si traduce in un oggetto semplice al punto da sembrare anonimo. Gli elementi tecnici, gli attacchi e i giunti sono nascosti. Si vedono chiaramente solo forme e volumi elementari: tre semisfere. Perché secondo lui «semplicità significa mancanza non di decorazione, ma di decorazione ridondante». Eclisse vinse il Compasso d’Oro nel 1967 ed è nella collezione permanente del MoMa.
L’idea della lampadina Eclisse di Artemide (1966) venne a Magistretti osservando le lanterne dei minatori o, come egli stesso raccontò, quella che «si vede in certi film, come I miserabili, con dentro una candela e con uno sportello che si apre e si chiude». La forza dell’intuizione si traduce in un oggetto semplice al punto da sembrare anonimo. Gli elementi tecnici, gli attacchi e i giunti sono nascosti. Si vedono chiaramente solo forme e volumi elementari: tre semisfere. Perché secondo lui «semplicità significa mancanza non di decorazione, ma di decorazione ridondante». Eclisse vinse il Compasso d’Oro nel 1967 ed è nella collezione permanente del MoMa.
Il primo letto tessile
Nel 1978 Magistretti realizza per Flou – lo stesso anno di fondazione dell’azienda – il primo letto rivestito in tessuto e con testiera imbottita. Il modello Nathalie è tutt’oggi un bestseller ed è considerato una vera e propria icona del design – non facile per un letto.
Nel 1978 Magistretti realizza per Flou – lo stesso anno di fondazione dell’azienda – il primo letto rivestito in tessuto e con testiera imbottita. Il modello Nathalie è tutt’oggi un bestseller ed è considerato una vera e propria icona del design – non facile per un letto.
La struttura a vista
Con il letto Tadao, disegnato sempre per Flou nel 1993, Magistretti sceglie di lasciare a vista la struttura a doghe, di solito nascosta sotto il materasso, e la fa proseguire senza interruzione fino a delineare la testata. Un occhio di riguardo anche alla produzione seriale, favorita dall’elemento modulare della doga.
Con il letto Tadao, disegnato sempre per Flou nel 1993, Magistretti sceglie di lasciare a vista la struttura a doghe, di solito nascosta sotto il materasso, e la fa proseguire senza interruzione fino a delineare la testata. Un occhio di riguardo anche alla produzione seriale, favorita dall’elemento modulare della doga.
Il motivo della semisfera
Dal lungo sodalizio con Oluce sono nate diverse lampade. Sonora (1976) nasce l’anno prima di Atollo anticipandone la forma geometrica pura, la semisfera, declinata nel corso degli anni in diversi materiali e dimensioni. Dapprima in alluminio tornito con diametro di 100 centimetri, nel 1990 venne prodotta in vetro soffiato acidato e nel 2003 in metacrilato. Quest’ultima raggiunge i 133 centimetri: un prodigio tecnologico e una delle lampade da lui più amate.
Dal lungo sodalizio con Oluce sono nate diverse lampade. Sonora (1976) nasce l’anno prima di Atollo anticipandone la forma geometrica pura, la semisfera, declinata nel corso degli anni in diversi materiali e dimensioni. Dapprima in alluminio tornito con diametro di 100 centimetri, nel 1990 venne prodotta in vetro soffiato acidato e nel 2003 in metacrilato. Quest’ultima raggiunge i 133 centimetri: un prodigio tecnologico e una delle lampade da lui più amate.
Semplicità assoluta
Altro progetto realizzato con Oluce è Lyndon (1977) declinato nelle versioni da parete e da terra per esterno, fedele alla forma sferica. Qui la semplicità del supporto si coniuga con la «nuvola di globi trasparenti».
Altro progetto realizzato con Oluce è Lyndon (1977) declinato nelle versioni da parete e da terra per esterno, fedele alla forma sferica. Qui la semplicità del supporto si coniuga con la «nuvola di globi trasparenti».
Sperimentazioni in cucina
Dalla collaborazione tra Schiffini e Vico Magistretti nacque nel 1999 Cinqueterre, la cucina che per prima porta all’esterno lo stesso materiale utilizzato per componenti e strutture interne: l’alluminio. Anche il tavolo Babe disegnato per De Padova non si sottrae alla magia della trasformazione e infatti è pieghevole con struttura in massello di ciliegio americano naturale.
Luci a soffitto: Lanterna, design Marta Laudani e Marco Romanelli, Oluce
Vuoi saperne di più su questo grande architetto e designer? Visita a Milano la Fondazione Vico Magistretti
Dalla collaborazione tra Schiffini e Vico Magistretti nacque nel 1999 Cinqueterre, la cucina che per prima porta all’esterno lo stesso materiale utilizzato per componenti e strutture interne: l’alluminio. Anche il tavolo Babe disegnato per De Padova non si sottrae alla magia della trasformazione e infatti è pieghevole con struttura in massello di ciliegio americano naturale.
Luci a soffitto: Lanterna, design Marta Laudani e Marco Romanelli, Oluce
Vuoi saperne di più su questo grande architetto e designer? Visita a Milano la Fondazione Vico Magistretti
La grossa vite
«Mi sono sempre piaciuti gli oggetti fatti i niente, quasi dei concetti espressi nello spazio col minimo dei materiali e col minimo sforzo apparente» diceva Magistretti. Il tavolo Vidun – “grossa vite” in dialetto milanese – disegnato per De Padova nel 1987 ne è un emblematico esempio. Ispirandosi al sistema semplice e funzionale della vite per regolare in altezza il piano in cristallo, lo esalta con gli accostamenti di colore. Perché «è sempre il dettaglio concettuale che attira l’attenzione della gente».