Filosofia del progetto

7 anni fa

Ultima modifica:7 anni fa

... trasmettendo ad un progetto, la giusta "anima" quale è secondo voi,
la miglior gratifica che un progettista può avere, a seguito di un
lavoro ben svolto?

Risposta in evidenza

PRO

MakeUpYourHouse di Monica Taroni

7 anni fa

interessante confronto: io penso che la soddisfazione reale per un progetto la ottieni successivamente all' emizione iniziale del cliente, quando il tuo progetto e' stato vissuto e collaudato e a distanza di mesi o anni torna per commissionarti un altro lavoro o si prende la responsabilita' di consigliarti ad amici e parenti.
ti accorgi di aver soddisfatto in pieno un cliente quando lui arriva a riporre in te tutta la sua fiducia e ti lascia carta bianca (magari per fare un regalo al fratello ti commissiona di completargli la cucina...ovviamente a sorpresa).
oppure quando si crea un' empatia tale che alla fine dei lavori ti invita al suo matrimonio.
oppure quando a distanza di mesi (per Natale) lo vedi arrivare con cesto di frutta....
Ecco, quando il cliente ricambia emozionandoti, ecco, questa penso sia la soddisfazione e la conferma più grande di aver sviluppato un bel progetto....anche umano

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Commenti (20)

PRO
michele volpi - studio interior design
7 anni fa
bella e pericolosissima domanda, che meriterebbe una dissertazione ben più lunga. Volendo però essere concisi e bypassando la parte puramente economica, direi che in primis la miglior gratifica è data dall'esplicita soddisfazione del cliente che vede realizzate tutte le proprie aspettative e, in questi casi, glielo si può leggere negli occhi. La nostra professione, al di la del nostro essere tecnici ha anche una forte valenza psicologica che ci porta ad entrare in empatia con il cliente, con il fine di interpretare bisogni e desideri in maniera corretta, traducendo poi il tutto nell'opera finita.
Stefano Bergami ha ringraziato michele volpi - studio interior design
PRO
Stefano Bergami
Autore originale
7 anni fa
interessante analisi Michele, chiaramente, la domanda ricerca una risposta più "nobile" rispetto al mero guadagno economico.
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Non sono un Pro (leggi progettista/architetto/designer) ma vorrei dirvi che qui su Houzz ho avuto la possibilità di apprezzarne alcuni in particolare e credo che oltre a me altri lo abbiano fatto. Non dimentichiamo che in primis la speculazione edilizia e la successiva crisi del settore hanno avuto il loro peso nella scelta della figura del progettista. Nel primo caso si costruiva troppo e a costi contenuti e quindi non ci si dedicava certo alla cultura del progetto ma alla cultura del profitto e nel secondo caso se non si costruisce e non si ristruttura va da se che non devo nemmeno dare incarichi a professionisti. Inoltre manca la cultura in generale, quella cultura che poi si rispecchia in ciò di cui ci circondiamo. Ma io sono ottimista, le cose buone prima o poi ritrovano il giusto ruolo e credo (predicato ogni tanto messo in discussione ....rido) nelle persone e nella loro intelligenza...ogni tanto si muore ma poi si risorge, corsi e ricorsi storici lo dimostrano.....ci vorrà tempo, chi può dire quanto, ma capiranno il valore della vostra maestria....forse servirebbe anche una migliore regolamentazione dei ruoli (se non ricordo male un post di studiodonizelli diceva che all'estero i ruoli sono meglio delineati e definiti)
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PRO
Fonte del Rustico
7 anni fa
Emozionare per Emozionarsi... Perché la Soddisfazione raggiunta da un Cliente felice, riflette la Nostra capace di donare quel magnifico Traguardo!

Piero "Fonte del Rustico"
Stefano Bergami ha ringraziato Fonte del Rustico
PRO
Laura Moschini - Interior Designer
7 anni fa
Ritengo che la filosoferia del progetto vada ricercata nello volgere il compito di coniugare sviluppo "presente" in funzione di quello "futuro" . In poche parole, le linee, lo stile e l'emozione dev'essere espressa nei vari campi applicativi.
Stefano Bergami ha ringraziato Laura Moschini - Interior Designer
PRO
Stefano Bergami
Autore originale
7 anni fa
..nei miei pensieri, tutto quanto progettato, deve essere adeguato e
armonico con l'ambiente preposto, rispettando e interpretando i desideri
e le aspettative del cliente, intuendo inoltre il rapporto tra
"contenitore e contenuto", ovvero creando rapporto armonico tra spazi e
oggetti in esso contenuti e collocati. Detto questo, credo comunque che la massima soddisfazione, sia riuscire a creare, oltre alla funzionalità, la più forte sinergia "emozionale" tra gli spazi progettati e la persona che li abiterà.

L'esplicita frase pronunciata dalla committenza; "quando entro in casa mi sento bene" .....è sinonimo di "obiettivo raggiunto"!
PRO
Bartolomeo Fiorillo
7 anni fa
Ultima modifica: 7 anni fa

Credo che sia il riuscire a coniugare le funzioni con l'estetica, riuscendo a dare quel risultato che la committenza chiedeva. L'emozione è soggettiva se ragioniamo in termini psicologici. Ogni essere reagisce in modo diverso alle emozioni e per tanto una casa fatta per un cliente può essere brutta enpoconfunziomale per un altro. La migliore gratificazione e la soddisfazione di aver realizzato ciò che il cliente voleva.

Sintetizzo ciò che un mio cliente mi disse un anno fa per un lavoro fatto otto anni fa: (posso dirti che mi hai fatto la casa che io desideravo da sempre, ogni volta che esco mi sento come se

qualcuno mi saluta e ogni volta che rientro a casa mi sento accolta come in un abbraccio e qui capisco che è la mia casa, che oggi parte di me).

E questo credo sia il risultato di un lavoro iniziato nella mente, portato su carta è materializzato con i lavori eseguiti. Io difficilmente mi innamoro di un mio progetto, ma vivo ogni progetto come se fosse il primo amore, come una sorta di gravidanza. Lo concepisco (progetto), lo porti in grembo (esecuzione lavori), lo partorisci (Il risultato ottenuto), lo vedi crescere bene (la soddisfazione del cliente) e la gratificazione del professionista è appunto il risultato. Sì perché io da sempre dico che noi vendiamo risultati e non servizi.

Questa la mia sintetica risposta.
PRO
Stefano Bergami
Autore originale
5 anni fa
Ultima modifica: 5 anni fa
condivido in pieno il tuo pensiero Bartolomeo Fiorillo
PRO
ForinoArchitetti
5 anni fa
Risposta lapalissiana è la soddisfazione del cliente, ma aggiungo che per me è sempre importante riconoscermi in quello che faccio e nel risultato finale.
Stefano Bergami ha ringraziato ForinoArchitetti
PRO
Lorenzo Pasqualucci, designer | www.lop.it
5 anni fa
Ultima modifica: 5 anni fa
D'accordo con Forino Architetti: siamo professionisti e le affermazioni di principio sulla soddisfazione delle aspettative del cliente sono il paradigma fondante della nostra attività. Abbiamo però necessità e occasione di doverci confrontare con stili diversi, anche molto, tra loro e con personalità di tutti i tipi: io credo che tanto meglio lavoriamo, tanto più il risultato del nostro lavoro "appartiene al cliente", "è del cliente" più che "nostro" in quanto espressione dei suoi desideri.

Per questo, alla domanda, io rispondo che la maggiore gratificazione nel nostro lavoro si ha quando il cliente con cui abbiamo a che fare si rivela in perfetta sintonia con la nostra sensibilità personale e per conseguenza nelle cose che realizziamo per lui ci permette appieno di esprimere noi stessi, eliminando completamente la sensazione di doverci adeguare per political correctness a gusti diversi. Se poi oltre a questo (anzi, magari proprio per questo) viene lasciata anche la libertà di proporre le proprie interpretazioni senza condizionamenti correzioni e modifiche, beh: un must !!
Stefano Bergami ha ringraziato Lorenzo Pasqualucci, designer | www.lop.it
PRO
OFFICINE VITTORIO COLOMBO SAS
5 anni fa
Ultima modifica: 5 anni fa
Sono d'accordo con Laura moschini.

A mio avviso ogni progetto svolge un ruolo sociale, deve assolvere a funzioni presenti e future. Il progetto influenzerà anche le azioni esterne allo spazio abitativo.

Quindi va al di là del risultato oggettivo o soggettivo, dovrebbe inserirsi in un contesto più di sviluppo culturale ed è a questo che credo ambisca un progettista
Stefano Bergami ha ringraziato OFFICINE VITTORIO COLOMBO SAS
Franco2018
5 anni fa
Beh, se il guadagno economico non è di interesse del PRO, il cliente sicuramente offrirà i suoi più sentiti e sinceri ringraziamenti mostrando un sorriso alla Durbans con tutti e 32 denti bene in vista! :-)
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
5 anni fa
gia troppe risposte, dunque prima esprimo il mio pensiero e poi leggo.

Come dice Volpi, che saluto, la domanda è pericolosissima, direi paragonabile alle macchie di Rorschach.

ho sempre pensato che il lavoro dell'architetto sia una delega, ovvero una persona con un bisogno delega uno specialista per trovare risposte al suo bisogno. Quello specialista che nel nostro caso è un architetto o un designer deve cercare con i propri mezzi strumentali e culturali la risposta e lo dovrà fare per nome e per conto della persona delegante: il committente. Nell'azione di delega a mio avviso avviene un processo osmotico su due vie, committente-progettista /progettista -committente. Cosa dovrebbe avvenire in questo processo continuo avanti-indietro? il committente è accompagnato nel costruzione delle risposte , solo a questo punto il progettista "progetta" il sistema di interazione che consentirà a un gruppo di tecnici, e sottolineo tecnici tra cui anche il progettista, la risposta che poi dovrà essere agita dal committente.

Il risultato sarà che dentro il progetto non ci sarà l'anima del progettista, ma l'anima del committente.

la maggior gratificazione? che il committente ti dica, ...mi hai immerso in un processo complesso, ma la risposta/ la casa/ è semplice da usare.
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
5 anni fa
ciao Monica, interessante punto di vista, e lo condivido. Tuttavia questo non va confuso con amicizia, Il rapporto commmittente-progettista non contiene l'amicizia, e dunque quello che dici è ancora più profodo quando è proprio la "FIDUCIA" ha compiere la separazione.
PRO
michele volpi - studio interior design
5 anni fa
Ciao Raimondo, leggo sempre con interesse i tuoi commenti che spesso sconfinano nella filosofia progettuale, facendo vedere un punto di vista non usuale. Come non darti ragione, solo una precisazione sulla tua frase finale, a mio avviso il progetto deve contenere l'anima del cliente, come giustamente hai detto, ma anche necessariamente esprimere la personalità stilistica del progettista adeguata alle esigenze del committente. Un caro saluto anche a te!
Stefano Bergami ha ringraziato michele volpi - studio interior design
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
5 anni fa
Michele mi tendi una trappola....rido
Stefano Bergami ha ringraziato RAIMONDO MASU TEAM
stefaniasasso61
5 anni fa
Ultima modifica: 5 anni fa
Altri clienti quindi successo ed il vile necessario denaro!
Stefano Bergami ha ringraziato stefaniasasso61
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
5 anni fa
...la domanda è ...la migliore gratificazione? in altre occasioni scrissi: ilprogettistà è una persona che per poco denaro ti da molte cose, ...quindi certo il denaro deve essere coerente con l'impegno e le esigenze del progettista, ma comunque sarà sempre molto poco rispetto a quanto uno spazio progettato secondo la forza formale, ovvero la grande capacita nel dare lo stile (come dice Volpi) del progettista. Quanto può durare cio che il progettista progetta e realizza, 10 anni, 15 anni? SI! allora per tutta la durata è il pensiero del pregettista che continua a dare risposte efficaci.
Stefano Bergami ha ringraziato RAIMONDO MASU TEAM
PRO
Stefano Bergami
Autore originale
5 anni fa
risposta interessante la tua Raimondo, che per altro condivido
PRO
Stefano Bergami
Autore originale
4 anni fa
mi piacerebbe leggere altri pareri..

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