dilemma: i quadri!?!

8 anni fa

Ultima modifica:8 anni fa

in realtà l'argomento che vorrei proporre sembra più un enigma che un dilemma.

In questi mesi passati qui in Houzz ho visto molte foto di interni, di allestimenti, cataloghi e la cosa che mi ha colpito è che i quadri sono sempre un residuale atto, un riempitivo, la chiusura di un horror vacui che sembra insaziabile, ora la mia domanda è questa: Perché lasciamo al caso, all' estetica del "mi sembra bello" la scelta di fare parlare le pareti? perché non poniamo attenzione rivolgendosi all'arte e non all'imitazione?

Certo siamo nell'epoca della riproducibilità, ma noi che siamo il paese degli artisti, perche non li impegniamo. Occorre preparazione per scegliere !...mi direte voi, la risposta mi è spontanea... studiare non ha mai fatto male a nessuno , anzi... oggi è ancora di più un dovere.

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ing_enuo

8 anni fa

Niente è più veloce (e caduco) della modernità e, visti i costi, si fanno investimenti in mobili (contando gli spisccioli avanzati dopo il giro dal notaio) con una prospettiva di trent'anni... Perchè siamo un popolo di stanziali, sostanzialmente! E non ci arrischiamo a "rifare casa" ogni 10 anni - forse la camerina dei bambini - forse. Quante luci brutte alle pareti... immaginiamo i quadri. Sono spesso incuriosito, nei mercatini domenicali, dai venditori di quadri: evidentemente vendono, non sarebbero lì a prendere caldo/freddo, tutte quelle ore... Ma cosa vendono? Una volta, dieci anni fa circa, trovai un pittore che, tra le altre riproduzioni, proponeva proprio il quadro di Picasso -vedi sopra. Quante risate, nascosti all'ombra di un portico, a ripetere quelle battute! Ma quanti oserebbero un De Chirico? Fontana? E stiamo parlando di maestri indiscussi del secolo scorso (secolo scorso)!

E le forme architettoniche, allora? La novità architettonica degli ultimi 10 anni sono le case prefabbricate in legno - capirai. C'era più fantasia nelle villette inizio '900 (dal liberty al razionalismo fascista) che in tutti i 100 anni seguenti (tranne negli anni '60, anni in cui, anche in brianza, si è creduto nel futuro, ci si è concesso un po' di estro...). Ripenso all'ambasciata britannica a Berlino (a due passi dalla porta di brandeburgo), ma quando mai in italia si potrebbe fare una cosa del genere? Spero che i nuovi grattacieli di Milano diano il via ad un rinnovamento paesaggistico (ma non imitativo, perdiana, pensato e magari moderno)...

Digito "quadri moderni" su google: orrore! A parte i trittici tutta tela -che non sopporto più, anch'essi vecchi di 20anni almeno-, sono tutte citazioni di citazioni di quadri evidentemente non capiti (il meglio è un ritratto di bob dylan rifatto come un cristo di caravaggio, allegria!)

Sono almeno due generazioni che nessuno studia, altro che!

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Commenti (6)

ing_enuo
8 anni fa
Perchè siamo ancora qui...
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Q
(8) commenti
Ciao Imelde!! beh con i colori siamo già a posto! Per quello che posso dirti dalle foto, oltre al fatto di relazionarti con un professionista, ti consiglierei innanzitutto con l'eliminare tutto ciò che non è "hard"....ricordati che l'industrial deve dare un'idea di forza e determinazione...non c'è spazio per le smancerie ;) Innanzitutto eliminerei le tende, sono troppo morbide e penserei a qualcosa di più minimale e lineare. Eliminerei la mensolina sopra al termosifone e il porta chiavi (un pò naif) colorandolo con un colore in contrasto il termosifone (ti mando foto) Allo stesso modo per contrastare con il pavimento che non è industrial ci metterei un bel tappeto moderno e colorato. Anche qualche oggetto di design particolare potrebbe dare carattere alla stanza.. Ti mando un paio di riferimenti che possano stimolare la tua fantasia. e nel caso non esitare a contattarmi ;) Arch. FRAncesco ROviaro tel: 338.1702163 e-mail: fraro77@gmail.com Buona Serata
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(12) commenti
Esistino dei gancetti trasparenti di plastiva dove inserisci il chiodino e grazie a una "palettina" in dotazione nella scatola non ti martelli il dito.....Raimondo ha ragione io per mettere i quadri ho preso tante di quelle misure .. e siccome non ho la pazienza di riportare il tutto prima su carta ho fatto che disegnare sul muro con la matita che poi ho provveduto a cancellare con la gomma (se usi questo sistema stai su HB non più dura altrimenti fai i solchi e non più molle altrimenti impiastri il muro)
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(7) commenti
Buongiorno e ri-eccomi 😂 ho finalmente trasportato e ”spacchettato” i quadri quindi ora posso iniziare a pemsare a come/dove appemderli. Ci terrei ad appenderli in salotto/ingresso perchè cosi posso vederli sempre, ma la mia domanda è: come posizionarli? In fila, in “diagonale”, su due file? Pensavo di allinearli o alla base o in alto. ma soprattutto… a che altrzza? in linea con la tv mi parebbero un po bassini. in teoria divrebbero stare piu o meno ad altezza degli occhi. Aiuto!! 😂 Non so se possa essere incisivo ma considerate che ho i soffitti molto alti a volta. All'apice arrivo a 5m, quindi la stanza fortunatamente non risulta claustrofobica…
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(4) commenti
A me verrebbe voglia di provare una composizione ad angolo, in cui convergono tutti i quadri. Qualcosa del genere: CREDIT: LOVE NORDIC X Dato che ha cornici di grandezze più o meno simili, potrebbe giocare sul sfalsarne la posizione, anziché cercare i bordi in linea e simmetrie varie. (Perdoni le linee sbilenche, il telefono non è il massimo per disegnare!) Sopra la scrivania potrebbe anche inserire una mensolina per riporre un po' delle cose che ha sul piano e qualche decorazione, in modo da liberarla, ma per me potrebbe anche rimanere vuoto, in modo da attirare lo sguardo di chi entra sull'angolo e non rubare la scena (e lasciare spazio per ulteriori quadri, se vuole!). Comunque le consiglio di ritagliare dei fogli grandi quanto i quadri che ha (anche fogli di giornale, per non sprecare carta) e di giocare con le varie composizioni prima sul pavimento e poi sul muro con un po' di scotch gommato, così non rischia di rovinare la pittura.
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PRO
RAIMONDO MASU TEAM
Autore originale
8 anni fa
ti rispondo, ho bisogno solo un po di tempo...sollevi questioni interessanti.
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
Autore originale
8 anni fa
Metti molta carne al fuoco, non è immediato inserirsi nel
ragionamento. Ci provo.

Prima di tutto mi viene in mente Gropius che sosteneva
l’idea che in una scuola di artisti la storia dell’arte andrebbe
insegnata alla fine per non inibire la creatività del giovane. Perché cito lui, un po spinto ’ dalla tua …”Ma quanti
oserebbero un De Chirico? Fontana?", messa cosi, infatti, potrei rispondere…-possono
osare i soldi più che la Cultura-… un po perché, complice
anche la tecnologia, ci siamo lasciati
abbagliare dal mercato e non dall’Arte.
L’Arte è un particolare uso della
creatività, un esercizio unilaterale e
spesso anonimo, Un atto che la mente di ognuno di noi compie per porre vicine cose lontanissime e spesso inaccessibili , una lotta per interagire con la complementarietà che nasconde al percepire .

Nel
contemporaneo la nostra mente dovrebbe essere esercitata a trattare quotidianamente cose del contemporaneo
più che “appoggiarsi” a
stilemi codificati, messi in cornice , fermando ciò che
dovrebbe essere invece “movimento”, arte appunto. Se
pensiamo all'arte dovremmo pensare in termini di crescita, magari cominciando dal nostro vicino il cui figlio frequenta l’accademia. Se partiamo
dal fondo e ci rivolgiamo al
mercato delle imitazioni e della riproduzione, che crescita vuoi che
ci possa essere? O se riempiamo le pareti
di tutto ciò che ci piace solo
perché ci ricorda il nostro primo amore, o
lo sguardo incrociato al
semaforo, o quella commessa del centro commerciale che ci ha obbligato alla spesa, come pensi che possa esserci
una maturazione dello spirito critico che l'arte esige?. Il movimento è il cambiamento che nel quotidiano ci obbliga
a evolvere il nostro pensiero, modificando le nostre abitudini e facendole diventare esperienza, Quel movimento dovrebbe poter incominciare dalle pareti
di casa nostra , che dovrebbero ospitare solo cose vive e non la morte della nostra pigrizia nascosta ne... ma io non ci capisco nulla!.
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
Autore originale
8 anni fa
mi interessa anche il riferimento che fai estendendo il ragionamento all'architettura... ma questo al prossimo caffè!
PRO
RAIMONDO MASU TEAM
Autore originale
8 anni fa
La risposta sull'architettura è un po più complessa, in quanto configura un diverso
rapporto fra l’oggetto che deve soddisfare un bisogno e chi
il bisogno lo pone attraverso una domanda di progetto (bisogno).

Se infatti il rapporto
con un oggetto d’arte va a soddisfare prevalentemente una esigenza
personale intima, ponendo obiettivo la crescita interiore , (tranne nel caso in
cui il bisogno è strettamente collegato all'appartenere, allo status), l’architettura
allarga questo rapporto. Non solo , infatti, nella
fase di messa a punto dell’oggetto/dispositivo,
ma anche nella fase d’uso dell’oggetto,
le relazioni non sono più uno a uno, ma è coinvolto il sociale.
Abitare la propria casa è, oltre il ripararsi dalla natura, un laboratorio
di simulazione d’uso degli spazi del sociale, l’uso delle Città.

L'architettura è oggetto chiamata a rispondere in modo sempre più articolato e in simultaneo uso. Le relazioni interne e esterna a essa pongono la gestione
della complessità, e ciò richiede una figura
specifica, che noi chiamiamo progettista. Ma ciò sembra essere ignorato.

Così penso che
la riottosità che qui molto
spesso riscontriamo negli ipotetici committenti
nei confronti del progettista, non
sia molto diversa da ciò che si ritrova
nella realtà. Molte volte il Committente si avvicina al progettista solo
per …qualche disegno e qualche documento
per presentare in comune la richiesta … Il
committente , sia esso impresa, ente o
un semplice individuo, così facendo non si rende conto , con la sua
irresponsabile azione, che priva se stesso di molte delle azioni che il sistema pone in essere per garantire la propria sopravvivenza attraverso l’auto conservazione dei suoi componenti.

Il malinteso
senso di libertà che c’è nell’espressione
…io sono a casa mia e faccio ciò che voglio io
e non quello che dice il progettista … di fatto espone il commettente al rischio
dello spreco.

La
Forma architettura è
povera e priva di cariche semantiche..?, forse
anche perché non si vuole riconoscere e accettare il
rischio del cambiamento (e questo vale sia per il committente che per il progettista),
esattamente come, anziché
studiare, si preferisca attaccare alle
pareti infiniti oggetti,
insignificanti nella sintesi, inconcludenti nella stimolazione percettiva. Insomma sembra proprio che si preferisca stare fermi nel già visto … Si ,forse , come
dici tu, la nostra forzata spanzialità in città fabbriche di
consumo, ci sta facendo dimenticare che è la pigrizia, non l’ozio lo stimolo per crescere aumentando la capacità di
percepire e agire la complessità-

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